28/06/2019

Alimentazione

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Disturbo da alimentazione incontrollata (binge-eating disorder)

Il disturbo da binge-eating (binge-eating disorder, disturbo dal alimentazione incontrollata) è un disturbo della nutrizione...

Inquadramento del binge-eating disorder
Il disturbo da binge-eating (binge-eating disorder, disturbo dal alimentazione incontrollata) è un disturbo della nutrizione e dell'alimentazione caratterizzato da abbuffate analoghe a quelle della bulimia, ma che non vengono seguite da pratiche di eliminazione o compensazione. Chi ne è affetto, quindi, è quasi sempre obeso o in notevole sovrappeso e soffre psicologicamente per questa condizione molto più di persone obese che mangiano in modo non compulsivo. Molti pazienti cercano ripetutamente di seguire diete finalizzate alla perdita di peso senza riuscirci, ricavandone una profonda frustrazione. Circa la metà delle persone affette da disturbo da binge-eating soffre anche di depressione, insorta precedentemente o successivamente allo sviluppo del disturbo alimentare. 

In genere, il disturbo da binge-eating interessa soggetti adulti, principalmente uomini. Al di là del disagio psichico associato, la condizione di obesità che ne deriva comporta un significativo aumento del rischio cardiometabolico complessivo e tutta una serie di complicanze specifiche (ipertensione, dislipidemie, diabete, problemi muscoloscheletrici, alterazioni ormonali, disfunzioni sessuali, difficoltà cardiorespiratorie ecc.). Analizzando i dati di accesso a servizi sanitari clinici, come gli ambulatori di diabetologia e i centri per la cura delle dislipidemie, si è osservato che in molti casi i pazienti arrivano a sviluppare il problema metabolico anche per ragioni di ordine psicologico e, spesso, proprio a causa di un disturbo da binge-eating. 

Come per l'anoressia e la bulimia, l'origine del disturbo da da binge-eating è complessa e in parte legata a una predisposizione genetica, cui si sommano un serie di fattori personali, familiari, sociali e ambientali sfavorevoli. Studi condotti negli ultimi anni hanno, inoltre, permesso di evidenziare nei soggetti obesi alterazioni specifiche a livello delle sostanze (ormoni e neurotrasmettitori) che regolano appetito, sazietà e stimolo all'assunzione di cibo, presenti nel cervello o a livello gastroenterico (in particolare, leptina e grelina). Anche il sonno è risultato strettamente correlato alle alterazioni del comportamento alimentare tipiche del disturbo da binge-eating.

Sintomi e Diagnosi del binge-eating disorder
Di fronte a una persona obesa o in forte sovrappeso il medico può facilmente emettere una diagnosi di disturbo da binge-eating analizzando le caratteristiche del comportamento alimentare e il livello di accettazione della sua condizione fisica. La presenza di abbuffate ripetute almeno una volta alla settimana per almeno tre mesi, caratterizzate dall'ingestione compulsiva di grandi quantità di cibo in tempi relativamente brevi e a prescindere da una reale sensazione di fame, e l'impossibilità di seguire diete ipocaloriche nonostante un sincero desiderio di perdere peso sono chiari segnali che la personasoffre di questo disturbo alimentare. Come nel caso della bulimia, le abbuffate vengono effettuate in solitudine, sono associate alla sensazione di perdita di controllo sulle quantità di cibo assunto e terminano soltanto in seguito a una sensazione di pienezza eccessiva e sgradevole. Mancando il comportamento compensatorio, inoltre, le abbuffate sono immediatamente seguite da malessere fisico e psicologico, con forte senso di frustrazione, disgusto verso se stessi e riduzione dell'autostima. La diagnosi è rafforzata dall'evidenza di sintomi depressivi.

Trattamento del disturbo da binge-eating
Il disturbo da binge-eating è difficile da affrontare, sia dal punto di vista psicologico sia per la complessità delle implicazioni organiche. Per assicurare al paziente buone probabilità di ottenere un recupero efficace, sicuro e duraturo è essenziale prevedere un approccio multidiscliplinare, basato sul coinvolgimento coordinato di medici internisti (per gestire i disturbi organici e definire un piano alimentare adeguato alla consistente perdita di peso necessaria) e psichiatri (per correggere i modelli mentali e comportamentali tipici del disturbo). 

L'approccio psicoterapico che sembra dare i migliori risultati a lungo termine è la terapia cognitivo-comportamentale, indirizzata a ridefinire il rapporto con il cibo e a fornire al paziente gli strumenti per reagire in modo favorevole a stimoli negativi che si possono comunemente incontrare nella vita quotidiana e che rappresentano il principale fattore scatenante le abbuffate. In relazione alla gravità del disturbo, in una prima fase, può essere necessario prevedere un ricovero di alcune settimane o un periodo di Day hospital, cui far seguire sedute psicoterapiche periodiche per alcuni mesi. A prescindere dalla presenza di un disturbo depressivo concomitante, la terapia cognitivo-comportamentale può essere associata ad un trattamento farmacologico con antidepressivi, che si è dimostrato in grado di potenziare l'efficacia dell'intervento psicoterapico.

In alcuni casi particolarmente gravi, a causa della necessità di ottenere un calo di peso rapido e/o dell'impossibilità del paziente di aderire a piani dietetici compatibili con il dimagrimento, è possibile valutare l'impiego di farmaci che riducono la sensazione di fame o l'assorbimento dei nutrienti oppure il ricorso a interventi che interferiscono con l'assunzione di cibo o con la sua assimilazione. Se si opta per l'intervento, si possono scegliere soluzioni temporanee come l'inserimento del "palloncino" nello stomaco o il bendaggio gastrico (entrambi finalizzati ad aumentare il senso di sazietà e a limitare l'introduzione di cibo) oppure indirizzarsi verso tecniche permanenti e maggiormente invasive di chirurgia bariatrica, quali la riduzione delle dimensioni dello stomaco o il bypass gastro-duodenale (che impedisce l'assorbimento di gran parte dei nutrienti e delle calorie introdotte). Va precisato, però, che si tratta di soluzioni non sempre praticabili e caratterizzate da rischi e possibili complicanze.

 

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Fonti

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